Storia del Pontificio collegio greco

XVI SECOLO

Fondazione del collegio

La seconda metà del XVI secolo vede sorgere in Roma i primi collegi pontifici per il clero a partire dal Collegio Romano (1551), e da quello Germanico (1552). Il 13 gennaio 1577, Gregorio XIII, anche per ispirazione del card. G. A. Santori,fonda ufficialmente con la bolla “In Apostolicae Sedis Specula” il Collegio Greco, già aperto nel novembre 1576, “in quo pueri et adolescentes Graeci ex ipsa Graecia et aliis Provinciis et locis, ubi commorantur, conquisiti alantur… instituantur” destinato ad accogliere ed istruire il clero delle comunità orientali che, dopo la conquista dei territori dell’ex impero bizantino da parte dei turchi, era rimasto privo di punti di riferimento culturali. In analogia a quelli che erano i fini dei collegi delle nazioni del nord Europa creati in quel periodo a Roma per combattere l’avanzata della Riforma protestante, probabilmente lo scopo era quello di favorire il ristabilimento della comunione con Roma delle comunità separate d’oriente.

Costruzione del palazzo​

Dopo un primo periodo in cui il Collegio trova ospitalità in alcune casette in via di Ripetta, nell’anno successivo (1577) esso si trasferisce in un complesso di nuove costruzioni sull’allora strada Paolina che giusto in quegli anni stava assumendo il nome attuale di via del Babuino.

La facciata attuale risale al rinnovamento dell’edificio ad opera di Clemente XIII nel 1769 come ricorda la lapide sull’angolo dell’edificio.

L'approvazione del primo regolamento

I primi Rettori furono religiosi di diversi Ordini ed anche sacerdoti secolari latini. Il vero direttore però fu da principio il Cardinale Santori, il quale diede al Collegio le prime Regole, il 5 giugno 1583, presto completate nell’ottobre 1584. A dieci anni dalla fondazione, sotto il pontificato di Sisto V, si parlò a Roma, «per non nutrirsi serpi in seno», anche di chiuderlo. Il 1° settembre 1586 col Motu proprio Cum ex antiqua, Sisto V riservò agli alunni del Collegio il privilegio di cantare l’epistola ed il vangelo in greco nelle messe papali solenni.

XVII-XIX SECOLO

Affidamento del collegio ai Gesuiti

Il 29 settembre 1591 i Gesuiti, chiamati dal Cardinale Santori con l’approvazione di Gregorio XIV, ne presero la direzione e la conservarono fino al 1602. Dal 1602 fino all’ottobre 1622 il Cardinale Benedetto Giustiniani, Protettore, si riservò di nuovo la direzione e chiamò a rettore un religioso Somasco, affidando l’insegnamento ad alcuni Domenicani; ai quali non tardò a rimettere anche il Rettorato, senza però cedere il Collegio all’Ordine stesso. Morto il Cardinale Benedetto Giustiniani il 27 marzo 1621, i più illustri dei Greci allora presenti in Roma pregarono Gregorio XV, eletto al sommo Pontificato il 9 febbraio, di affidare di nuovo il Collegio ai Gesuiti.  Questi ne ripresero la direzione il 31 ottobre tenendola fino alla soppressione della Compagnia nel 1773.

Il cambiamento del carattere del Collegio

Il 23 novembre 1624 papa Urbano VIII con la costituzione Universalis Ecclesiae regimini determinò le Regole che cambiarono in qualche modo il carattere del Collegio: esso fu riservato da allora in poi soltanto a coloro che aspiravano allo stato ecclesiastico.

Nel 1773, il Collegio passò sotto la diretta dipendenza della Sacra Congregazione di Propaganda, la quale lo governava per mezzo di un Deputato o Presidente preso dal clero secolare romano. Costui conservò la direzione del Collegio fino al 6 luglio 1886, giorno in cui Leone XIII, riservandosi di prendere definitive misure sul regime del Collegio, risolse di affidarne interinalmente la direzione ai Resurrezionisti, sotto la piena dipendenza dell’Em.mo Prefetto di Propaganda quale Protettore, e del Segretario della medesima come Presidente.

La Propaganda decise finalmente di dare una direzione stabile al Collegio nella Congregazione del 27 gennaio 1890, risolvendo di riconsegnarlo ai Padri Gesuiti, che lo avevano diretto per tanto tempo; e così avvenne il 5 maggio seguente. Nel 1896, Leone XIII separò i ruteni dagli altri, aprendo un Collegio ruteno che ebbe a direttori i Gesuiti del Collegio Greco.

XX SECOLO

Affidamento del collegio all'Ordine Benedettino

Il Pontefice chiamò allora a reggere quest’ultimo i Benedettini confederati. Ne presero possesso il 26 ottobre 1897, ed il Motu proprio Sodalium Benedictinorum del 15 dicembre seguente, mentre sostituiva l’Abate Primate dell’Ordine ‑ col titolo di Procuratore Apostolico del Collegio ‑ al Cardinale Protettore, prescriveva che i giovani fossero educati integralmente secondo il proprio rito, dando ai monaci addetti al Collegio la facoltà di celebrare nel medesimo. Nel 1919 fu stabilito dai Superiori dell’Ordine, che la direzione del Collegio fosse affidata esclusivamente alla Congregazione benedettina belga e, dal 1956, al Monastero di Chevetogne.

Il cambiamento del carattere del Collegio

Nonostante gli studenti dovessero giurare di mantenere il rito greco, cosa che creò difficoltà con studenti latini, ma fu sovente aggirata, in realtà le funzioni sino al tempo di Leone XIII erano svolte soprattutto in rito latino. Non dimentichiamo che i superiori sono sempre appartenuti a questo rito e la chiesa stessa di S. Atanasio aveva quattro altari latini.

A tale proposito è interessante questa citazione:

“…Nel Collegio greco che fu eretto a Roma, come dicemmo, da Gregorio XIII, fu stabilita la legge che il Greco si conservi in quel Rito, come attesta Leone Allazio nel suo Tractatus de aetate et interstitiis (p. 21), secondo le Costituzioni del Collegio stesso, confermate dal Sommo Pontefice Urbano VIII: gli alunni ogni otto giorni devono confessarsi, e comunicarsi ogni quindici giorni, nonché nelle feste solenni e nelle domeniche di Avvento e di Quaresima, osservando il Rito Latino; nelle feste più solenni, cioè a Pasqua, Pentecoste e Natale è loro comandato di ricevere l’Eucaristia sub utraque specie col Rito Greco, cioè con pane lievitato, intinto nel Sangue…”​

Benedetto XIV, Allatae sunt, 26 luglio 1755

Collegio nei nostri giorni

Il Collegio ha ospitato ed ospita studenti greci, italo–albanesi, arabi (melkiti), rumeni, bulgari, serbi, ungheresi, ucraini, ruteni, provenienti anche dalla diaspora. Ha ospitato ed ospita tuttora anche rappresentanti del mondo ortodosso.

Sino a pochissimi anni or sono gli studenti del collegio si distinguevano per la tipica tunica blu, stretta alla vita da una fascia rossa.

La cappella interna di S. Benedetto

Il collegio ha sempre avuto una cappella ad uso interno, in locali diversi, ma sempre del primo piano. Inizialmente nell’attuale accademia, dopo la riapertura del 1835-45 nell’attuale Scriptorium. L’attuale, dedicata al Santo fondatore dell’Ordine Benedettino cui è affidato il Collegio, risale all’inizio del ‘900. I dipinti dell’iconostasi furono commissionati inizialmente, prima della guerra ’15-’18, a Costantinopoli ad un certo Grammasiopoulos (?), che non riuscì a portarli a termine. Arrivarono infine nel 1921 e furono completati dal pittore greco – partenopeo Aristide Varaclas.

All'interno del Vima dipinti di M. Berger e di Asaad Bawardi

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illustrazione dell'anafora_berger_resize
Abramo e Melchisedec diakonikon